Cosa accade nella S. Messa

La S. Messa

Parrocchia, 18/4/2012
Catechesi sulla S. Messa tenute da P.Leonardo in preparazione al Congresso Eucaristico Diocesano che si terrà da 3 al 9 giugno 2012
 
 
COSA ACCADE NELLA MESSA
Introduzione
                   Il canto d’ingresso, il segno della croce,il saluto apostolico, la confessione dei nostri peccati e la preghiera/richiesta di misericordia, il Gloria e la preghiera di apertura
 
a. Il Canto d’ingresso:
 l’assemblea che Dio ha convocato si alza e comincia a cantare. Il canto rivela la bellezza dell’unica fede dei molti cristiani sparsi per il mondo. Molte voci fanno un meraviglioso suono, una polifonia, una sinfonia.
E’ la voce della Chiesa pronta a celebrare l’unica eucaristia. Nel canto dell’assemblea echeggia l’inno cantato nei cieli dove in centinaia di migliaia stanno cantando insieme a innumerevoli angeliu. Basti pensare all’Apocalisse (14, 1-3).
Durante il canto si muove una processione con i vari ministri della liturgia per giungere sul presbiterio. Nella posizione più importante c’è il Vescovo o il sacerdote che rappresentano Cristo stesso che come capo dell’assemblea viene in mezzo al suo popolo.
Nelle Messe solenni, mentre l’assemblea sta ancora cantando, il sacerdote gira attorno all’altare con l’incenso, come segno di venerazione verso il santo altare, attorno al quale e sopra il quale è concentratotutto ciò che sta per accadere.
 
b.Il segno della croce:
Il segno esprime, con un gesto riassuntivo, l’evento centrale della nostra fede cristiana. Lo tracciamo sul nostro capo per indicare che quell’evento farà sentire la sua forza sui nostri corpi.
Il mistero della Trinità è rivelato nella morte di Gesù sulla Croce.
La frase “nel nome del Padre…..” viene dallo stesso Signore risorto che ha comandato ai discepoli di ammaestrare tutte le nazioni battenzandole nel nome del Padre…, e aggiune “Io sono con voi tutti i giorni..”Ricorda quindi, in maniera implicita, la promessa del Signore di rimanere per sempre con noi.
“Nome” al singolare perché l’unico Dio ha un solo nome, ma quel nome è Padre, Figlio e Spirito Santo.
E’ attraverso il battesimo che siamo immersi “nel nome di Dio”.
Ogni volta che facciamo il segno della croce e pronunciamo il santo nome di Dio, ricordiamo a noi stessi il nostro battesimo e lo scegliamo ancora nella nostra vita.
N.B. Battesimo = immersione sacramentale nella Morte e Resurrezione di Cristo.
 
 
 
 
c. Il saluto apostolico:
 
E’ uno scambio che appartiene unicamente alla comunità cristiana e che riconosce immediatamente i ruoli che verranno svolti in questa azione rituale: il sacerdote saluta la gente nel suo ruolo sacramentale di rappresentante di Cristo a capo del suo corpo, come Cristo guiderà il suo corpo in preghiera.
Il sacerdote, con questo saluto, riconosce nella gente l’assemblea che Dio ha convocato e un’assemblea di battezzati che sono pronti per il grande sacrificio e per l’atto di adorazione al quale il loro battesimo li ha ammessi.
N.B. Saluto apostolico perché:
1. le parole vengono dal saluto che l’apostolo Paolo usava nelle sue lettere;
2. ci viene ricordato che la fede che viviamo deriva dagli apostoli.
 
d. La Confessione dei nostri peccati e la preghiera richiesta di misericordia:
 
I nostri peccati sono in forte contrasto con quello che stiamo per fare: siamo in presenza del Dio santissimo
 
e. Il Gloria:
 
non fa sempre parte della celebrazione. E’ un cantico angelico: inizia con le parole rivolte ai pastori dagli angeli. Cantiamo per lo stesso motivo: Dio ha mandato suo Figlio in mezzo a noi. Come gli angeli, anche noi presi da stupore gridiamo a gran voce un inno alla gloria di Dio.
Nella prima parte le nostre parole sono rivolte a Dio Padre e il linguaggio della lode e dell’adorazione è insistente.
Poi ci si rivolge a Gesù Cristo riconoscendolo prima come “Figlio di Dio” poi lo si chiama “Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”. Invochiamo di nuovo misericordia, perché in presenza di Dio Altissimo dobbiamo invocare perdono. L’inno si conclude esultando nel nome di Dio trino…..
 
f. La preghiera di apertura: (colletta)
 
Dopo una breve pausa di silenzio, il sacerdote allarga le braccia e dice una preghiera che ha lo scopo di raccogliere tutti gli elementi di ciò che è accaduto finora, ma anche tutti gli elementi dei nostri singoli pensieri.
In questo modo questa preghiera ci mette effettivamente tutti insieme in un conciso discorso a Dio Padre.
Lo sche ma della preghiera:
-         ci si rivolge a Dio con uno dei suoi molti titoli, es. Dio onnipotente….
-         Ricordiamo quello che ha fatto: ricordare, nella bibbia, è una forma di preghiera fondamentale;
-         In base a quello che è stato ricordato si chiede qualcosa, nel presente, per noi, per la chiesa e per il mondo.
N.B. Ricordando ciò che Dio ha fatto, abbiamo il coraggio e motivo di sperare per quello che chiediamo al presente.
Tutto ciò è chiesto per Gesù Cristo nell’unità dello Spirito Santo: quindi ancora una volta vediamo il triplice nome di Dio.
 
LA LITURGIA DELLA PAROLA
 
Che cosa significa dire “DIO PARLA” ?
 
In questa parte della liturgia abbiamo un discorso > Dio parla e noi rispondiamo. Ed è un discorso trinitario ed ecclesiale: Dio parla alla Chiesa per mezzo del suo Figlio nello Spirito Santo e la Chiesa risponde.
Cristo sta nella posizione intermedia > è il Mediatore.
Anche la Chiesa ricopre il ruolo di mediatore, infatti nel parlare alla Chiesa, Dio parla al mondo. La Chiesa nel rispondere a Dio, parla per il mondo.
“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”> significa che Dio non si esprime più solamente nella creazione, ma anche dentro lo svolgersi della storia umana.
Attraverso Cristo Dio sta facendo risuonare la sua Parola dentro la storia di peccato dell’uomo e attraverso di Lui l’uomo può sentire di nuovo chi e che cosa è Dio.
La parola divina che risuona nella vita umana di Gesù, era una Parola lentamente preparata dalle “parole di molti secoli della storia umana.
I cristiani hanno capito che Dio stava già parlando nella storia umana, poiché stava preparando la storia per dire la sua Parola definitiva.
 
La Parola di Dio è un evento: l’evento della creazione e l’evento di ciò che Dio sta facendo e dicendo in Israele; e l’evento di ciò che Dio sta facendo e dicendo in Gesù.
Nella proclamazione di queste Parole l’evento diviene presente.
Dio parla al mondo e il mondo parla a Dio. Dio dice di suo Figlio al mondo e il mondo dice di se stesso come figlio a Dio.
Gli eventi del passato che vengono proclamati diventano evento per la comunità credente che li ascolta.
N.B. Tutti gli eventi della Scrittura trovano il loro centro nell’unico evento che è al loro centro: la morte e la resurrezione di Gesù.
 
La lettura dell’Antico Testamento
 
L’A.T. è un’ampia raccolta di tradizioni teologiche sviluppate in un periodo di tempo di oltre mille anni. Pur nella diversità tutta la raccolta porta a un centro: ogni cosa è organizzata intorno all’esodo, il peregrinare nel deserto, l’arrivo nella terra promessa. Tutto porta a quello, lo racconta, lo ricorda.
Ogni generazione successiva li ha ricordati e celebrati, definendo il rapporto con Dio in base ad essi. Anche Gesù, in quanto ebreo, avrebbe fatto lo stesso. In questo modo questi eventi, in virtù della resurrezione di Gesù, diventano evento per la comunità che lo ascolta.
 
Il Salmo Responsoriale
 
A Dio che mi ha parlato posso rispondere solo con il silenzio di ammirazione e adorazione. Le mie parole sarebbero troppo misere. Allora la Chiesa ci fa rispondere usando le parole dei salmi che era il libro degli inni di Israele e quindi era il libro di preghiera di Gesù nella sua esistenza terrena.
I salmi furono composti e pregati nelle varie epoche e fasi dell’esistenza d’Israele. Raccolgono le preghiere di un popolo che ha sentito parlare Dio nella creazione e negli eventi della sua storia.
Esprimono gioia e stupore, gratitudine e pentimento,richieste di aiuto, di perdono e di protezione.
Ispirati da Dio, i salmi pregano in risposta ai modelli di Israele, ma con la venuta di Gesù anche i salmi si spostano su un nuovo modello di significato, che si riferisce completamente a lui e alla sua storia come centro della storia di Israele.
 
La Seconda lettura
 
Dio parla alla sua Chiesa e la Chiesa ascolta: ci parla attraverso gli scritti meditativi degli apostoli scelti dal Signore. In queste letture c’è lo sforzo riflessivo dei primi credenti di assorbire tutto ciò che era stato sperimentato nella morte e resurrezione di Gesù. Ne spiegano le conseguenze, mostrando in vari modi che il credente è chiamato a una condivisione profonda con la passione del Signore e quindi con la sua vittoria.
Attraverso l’ascolta di questa parola noi crediamo ciò che gli apostoli credevano: noi incontriamo il Signore risorto attraverso la loro testimonianza.
 
L’Alleluia o acclamazione al Vangelo
 
Cantiamo l’alleluia che è l’unica parola più strettamente associata alla resurrezione del Signore. E’ un grido di lode!
La cantiamo ora questa parola, perché è nella proclamazione del Vangelo che il nostro Signore risorto intensifica la sua presenza in questa assemblea.
 
 
 
 
La Proclamazione del Vangelo
 
Il Vangelo riguarda sempre la morte e resurrezione di Gesù. Nei quattro Vangeli la Chiesa riconosce la fede viva trasmessa dagli apostoli. Nella proclamazione del Vangelo è Gesù in persona che visita l’assemblea in una forma concreta. Quando viene letto il Vangelo diventa presente in mezzo a noi quello che Gesù ha detto e fatto quella volta.
Cristo viene ed è ricevuto come una vera comunicazione di salvezza alla particolare assemblea che qui e ora ascolta questa Parola.
La Parola è dunque indirizzata a noi nelle concrete circostanze in cui ci troviamo. Ci dice qualcosa del nostro momento nella storia, del momento della nostra vita in particolare.
 
 
L’Omelia
 
L’Omelia è riservata a chi è ordinato. E’ auspicabile che i predicatori siano profondi ed efficaci. Modello di ogni predicatore è Gesù: “La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato”.
Altro modello è la predicazione degli apostoli: danno testimonianza non a se stessi, ma a Gesù. In questo modo si capisce che l’omelia non è il momento per intuizioni personali e per dilungarsi in teorie o storie individuali. Ciò che un ordinato predica deve essere garanzia per l’assemblea e quanto viene ascoltato è la fede apostolica della Chiesa e non sono pensieri o esperienze private di un individuo.
 
Il Credo
 
Il credo è un riassunto del modo in cui la Chiesa interpreta le Scritture e di conseguenza è un riassunto della fede della Chiesa.
Il Credo ha la sua origine nella liturgia del battesimo dove gli adulti prima di essere battezzati dovevano professare la loro fede nella Trinità.
Credere nella Trinità vuol dire credere nelle Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: cioè credere nella vita divina rivelataci nella morte e resurrezione di Gesù.
 
La preghiera dei fedeli
 
Sono chiamate preghiere dei fedeli, perché è responsabilità dei battezzati che vivono nel mondo portare in preghiera davanti a Dio le necessità della Chiesa e del mondo intero. Queste suppliche dovrebbero essere molto generali. I singoli possono pregare per le loro particolari necessità nel silenzio del loro cuore. Qui la Chiesa dà voce alla sua relazione con tutto il mondo. Dio si rivolge al mondo non in modo vago, ma attraverso la Chiesa: essa esiste per amore del mondo e rivolge a Dio una risposta in nome del mondo intero.
Pertanto in questo momento della liturgia la direzione è un movimento di risposta alla parola di Dio da parte della Chiesa e per amore del mondo.
 
 
LA LITURGIA EUCARISTICA
 
La preparazione dell’altare e dell’offerte
 
La raccolta delle offerte
Anche se il pane e il vino che saranno trasformati nel sacrificio eucaristico sono già stati preparati e disposti prima, è importante per noi pensare ad essi come se fossero raccolti ora. Portiamo del denaro che è il nostro lavoro, sono le ore della nostra vita e ora lo sacrifichiamo per le attività della Chiesa che sono in sostanza le attività di carità e di evangelizzazione.
N.B. Già nel II sec. Giustino parla della raccolta di denaro a questo punto della liturgia.
Ciò che si porta a Dio vuol essere un ringraziamento a Dio, che non può essere mai un ringraziamento adatto e degno offerto a Dio. Ma è proprio in questa condizione di povertà che Cristo viene ad incontrarci e a rivelare la sua solidarietà con noi in questa povertà.
Attraverso questi doni i cristiani offrono la loro vita, ma non da soli, bensì attraverso l’offrirsi di Cristo, con lui e in lui.
 
La preghiera di presentazione
 
La preghiera (Benedetto sei tu Signore….) dice esplicitamente quello che la raccolta e la processione hanno detto in modo implicito e più esteso.
Dio viene benedetto per il dono del pane e del vino, esplicitamente riconosciuti come qualcosa che “la terra ha dato e le mani dell’uomo hanno fatto”. Viene anticipata anche la trasformazione di entrambi “perché diventi cibo di vita eterna…perché diventi bevanda di salvezza”.
 
N.B. Piccoli misteri
 
a.     L’acqua mescolata al vino
Dei due elementi il vino è il più prezioso e quindi rappresenta la divinità. L’acqua versata nel vino rappresenta la nostra povera umanità che sarà completamente unita alla vita divina di Cristo. S. Cipriano dice: “Offrire il vino senza l’acqua, significherebbe offrire Cristo senza il suo popolo”
 
 
 
b.    Incenso
Vengono incensate prima le offerte, per sottolineare che sono già sante: il pane e il vino presto diventeranno il corpo e il sangue di Gesù; poi viene indicato come santo l’altare su cui sono poste le offerte: è il luogo del sacrificio pasquale di Cristo. Poi si incensa il vescovo o il presidente come capo del corpo e infine viene incensato tutto il corpo, l’assemblea, per indicare che essa stessa è ciò che si trova sull’altare.
 
c.     La lavanda delle mani
Il sacerdote si lava le mani dicendo”lavami, Signore, da ogni colpa, purificami da ogni peccato”. Se una volta era una necessità pratica, era necessario dopo aver maneggiato varie offerte, ora è un modo per ricordare al sacerdote che il livello dell’azione sta per cambiare. Cristo farà delle mani del sacerdote le sue proprie mani, perché c’è un solo sacerdote e le mani che prenderanno queste offerte e le trasformeranno e le offriranno al Padre sono le mani di Cristo.
 
La preghiera conclusiva
 
All’invito del sacerdote: “Pregate fratelli perché il mio e il vostro sacrificio…”il popolo risponde facendo riferimento alle mani del sacerdote: “Il Signore riceva dalle tue mani….” Infatti il nostro sacrificio è offerto solo per mezzo di Cristo. La preghiera conclusiva del sacerdote cita sempre, in qualche modo,le offerte che abbiamo portato e prega per la loro e la nostra trasformazione.
 
 
La preghiera eucaristica
 
a.    Il sacerdote parla prima con il popolo: il dialogo del prefazio
 
Il saluto (il Signore sia con voi) viene ripetuto perché si sta iniziando a pregare con maggiore intensità e se vogliamo riuscirci abbiamo bisogno dell’aiuto divino. Il saluto del sacerdote è come una benedizione in cui ricorda al popolo che, insieme a lui, sta per offrire la più grande preghiera della Chiesa.
Con lo scambio successivo (in alto i nostri cuori) il sacerdote è già completamente dentro il ruolo di Cristo. E’ Cristo il capo che dice al suo corpo dove stiamo andando (in cielo) e che ci stiamo andando in fretta, quindi sveglia e avanti.
Sono rivolti al Signore > i nostri cuori sono dove hai detto che devono essere.
Il motivo del nostro essere là in cielo è il rendere grazie al Signore (rendiamo grazie al Signore….).
 
 
b.    Il sacerdote comincia a parlare con Dio: il prefazio
 
Prefazio = “fare in fronte a” o “proclamare in presenza di”
Pertanto il prefazio dà inizio a quello che sarà tutta la preghiera eucaristica: proclamare e fare davanti a Dio Padre la preghiera della Chiesa.
1.    Ci si rivolge al Padre: la preghiera va dalla Chiesa al Padre che è citato nei diversi prefazi con vari appellativi: Padre, Signore, Dio onnipotente ed eterno; ci si rivolge al Padre in maniera diretta:
2.    Dopo il “per Cristo nostro Signore sviluppa quello che Cristo ha fatto per noi”esprimendo la particolarità della festa o della stagione.
 
c.     Santo, Santo, Santo
 
Queste parole sono rivelate come inno celeste da parecchi testi biblici che ci rivelano, in certo qual modo,le realtà invisibili in cui ora siamo coinvolti.
Dopo il canto tutti si inginocchiano mentre il sacerdote rimane in piedi, da solo, e con le braccia aperte riprende di nuovo la preghiera rivolta direttamente a Dio Padre.
Inginocchiarsi è inteso come gesto di adorazione. N.B. In qualche paese si resta in piedi, ma tutti e due esprimono una verità riguardo a ciò che sta accadendo.
Ascoltare o seguire la preghiera è partecipazione.
 
d.    Il sacerdote invoca lo Spirito:la prima epiclesi
 
Epiclesi > termine tecnico che si riferisce in senso stretto all’invocazione rivolta al Padre perché mandi lo Spirito Santo sui doni della Chiesa.
In greco significa “invocare su”.
 
e.    Il racconto dell’istituzione
 
Viene raccontato un evento preciso e specifico della vita di Gesù, cioè la cena con i suoi discepoli, la notte prima della sua morte, ma in particolare solo due momenti: uno che riguarda il pane e l’altro che riguarda il vino.
Il sacerdote sta compiendo qualcosa non tanto per essere visto e sentito dal popolo, ma perché possa essere visto e udito dal Padre.
 
f.       Il mistero della fede
 
E’ un’esclamazione di stupore e di meraviglia ed è il momento supremo nella liturgia per usare la parola mistero. E’ nascosto qualcosa nel pane e nel vino e la fede lo percepisce. La risposta dell’assemblea “Annunciamo la tua morte, Signore….” Dichiara ciò che percepisce: è un’espressione estremamente condensata dell’intera storia della salvezza.
 
 
g.     Il memoriale (Anamnesi) e l’offerta
 
Anamnesi > significa memoriale. E’ la preghiera che prosegue la proclamazione del mistero della fede. La Chiesa mentre ricorda Gesù offre al Padre il corpo e il sangue di Gesù a cui essa si è unita. Duplice dimensione della preghiera: memoriale e offerta.
 
h.    L’invocazione allo Spirito – la Seconda epiclesi
 
La seconda epiclesi (…dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo un solo corpo e un solo spirito)è una seconda richiesta per lo Spirito Santo perché noi, che riceviamo  il corpo e il sangue di Cristo, siamo trasformati in essi.
Quindi le due epiclesi:
-         la prima > perché trasformi le offerte;
-         la seconda >perché trasformi coloro che la ricevono.
 
i.       Le intercessioni
 
Abbiamo pregato perché il pane e il vino diventino il corpo e il sangue di Cristo, abbiamo pregato perché i presenti possano diventare un solo, ora si prega perché tutto ciò si estenda al di là di coloro che sono presenti
all’ assemblea.
Si nomina Maria, la Madre di Dio, gli apostoli, i martiri e i santi. Si nomina il Papa e il vescovo. Nella persona del vescovo è nominata tutta la chiesa locale e in quella del papa è nominata la comunione della chiesa locale con tutte le altre Chiese del mondo. Citiamo anche i defunti per renderli presenti ed essere un solo corpo anche con loro.
 
l. La dossologia e il grande Amen
 
Forma trinitaria della dossologia
E’ l’Amen che acconsente, comprende qualcosa di ciò che è stato fatto, desidera che sia così.
 
 
 
 
 
 
 
 
La Comunione
 
Dopo il grande “Amen” che chiude la preghiera Eucaristica, tutta l’assemblea è in piedi perché è stata portata da questa preghiera alla presenza di Dio e dentro al suo futuro in Cristo.
Questa parte della Messa comincia con la preghiera del Signore e il modo di pregare del Signore è ora possibile per la Chiesa.
Per mezzo dell’esortazione del sacerdote, Cristo invita il suo corpo a rivolgere le parole di una preghiera al Padre suo.
 
a. La preghiera del Signore > viene inserita in questo momento perché nell’analisi della dossologia che ha chiuso la preghiera eucaristica, abbiamo visto in effetti che, con il sacrificio di Cristo, siamo stati introdotti nel cuoere del Padre e nel nostro definitivo futuro (…a Te Dio Padre Onnipotente ogni onore e gloria..).
 
b. Il segno della pace
 
Nelle preghiere precedenti il sacerdote si è sempre rivolto al Padre o all’assemblea, ora rivolge una preghiera direttamente a Cristo: è una preghiera per la pace. Mentre ci prepariamo a ricevere il suo corpo e il suo sangue, ci rivolgiamo direttamente a Lui e, ricordando la pace che ha promesso, gli chiediamo questa stessa pace nel nostro presente e nel nostro futuro.
Il sacerdote saluta l’assemblea con le parole del Signore risorto: “la pace del Signore sia sempre con voi” > è Cristo che rivolge la sua pace e la sua unità a tutto il suo corpo.
Con il “Scambiatevi un segno di pace”> facciamo un segno rituale e con la frase “la pace sia con te” e un gesto che significa il nostro amore l’uno per l’altro stiamo attuando e, quindi sperimentando, un’altra dimensione della comunione, cioè il nostro essere uniti insieme come un solo corpo in Cristo.
 
c. La Frazione del Pane
 
E’ uno dei nomi più antichi con cui i cristiani chiamavano la S. Messa e c’era anche una dimensione pratica: era necessario spezzare l’unico pane in vari pezzetti per distribuirli a colo che avevano partecipato.
Ma presto gli venne dato un significato per la realtà più profonda che rappresentava. S. Paolo lo dice chiaramente in 1Cor. 10, 16-17 “Il pane che noi spezziamo, non è forse la comunione con il corpo di Cristo? Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane”.
E’ un immagine del corpo del Signore sulla croce “spezzato” per darci la vita, per essere distribuita a noi.
Durante la frazione si canta “Agnello di Dio”> ci si rivolge a Cristo stesso che è il nostro Agnello pasquale il cui corpo è stato sacrificato, il cui sangue è stato versato per il perdono dei nostri peccati.
 
d.La Comunione
 
Per iniziare questo grandioso momento il sacerdote alza davanti al popolo il pane spezzato e, come uno che proclama un mistero enorme, chiede alla comunità di fissare lo sguardo su di esso.
< Questo pane spezzato che vedete davanti a voi, questo vino versato in vostra presenza, questi è Cristo stesso in mezzo a noi venuto come cibo, venuto in mezzo a noi in forma di sacrificio che toglie i nostri peccati>
Beati gli invitati….( è la cena del Signore di cui parla l’Apocalisse, il banchetto eterno già cominciato, la festa di nozze dell’Agnello!)..Signore non sono degno: la nostra eucaristia fu prefigurata nella guarigione che Gesù operò nel figlio del centurione.
Si forma la processione: nello stesso luogo in cui il pane e il vino sono stati portati a Cristoe dalle stesse mani che li hanno ricevuti, ora ci vengono restituiti.
La vita che abbiamo portato ci è restituita, ma in modo completamente trasfigurato e trasformato.
Con l’ Amen esprimiamo la nostra fede e sanzioniamo questo scambio, per dire che acconsentiamo, che ne accettiamo le conseguenze. Accettiamo di diventare noi stessi il corpo di Cristo, noi stessi il sangue di Cristo. Il rito di comunione è la rivelazione dell’amore > diventiamo un tutt’uno con Cristo ( I due saranno una carne sola).
 
e.La preghiera dopo la comunione
 
Dopo il silenzio in cui siamo presi dallo stupore davanti al mistero totale della nostra fede concentrato in ciò che è appena accaduto, c’ è la preghiera di conclusione a cui il popolo risponde con un Amen che chiude tutta l’unità iniziata con la preghiera del Signore.
 
 
Il rito di congedo
 
La Messa finisce come comincia: cioè sotto il segno della croce. Il nome santo di Dio – Padre, Figlio e Spirito Santo – sono la struttura e il sigillo, l’inizio e la fine, di tutto il rito eucaristico.
All’inizio il segno di croce è stata la porta per entrare nel mistero, alla fine è una benedizione e un compito per noi.
Questo compito lo possiamo comprendere alla luce delle parole di Gesù: “Come il Padre ha mandato, così io mando voi”.
L’assemblea viene ora mandata nel mondo dal Signore risorto.
La modalità di come Cristo è entrato nel mondo, diventa il modello in base al quale ogni cristiano, dopo aver celebrato l’eucarestia va nel mondo.
Per mezzo della comunione al corpo e al sangue di Cristo, tutta la Chiesa e ogni membro diventano per il mondo quello che Gesù è per il mondo:”Spirito datore di vita”.
“Nessuno ha un amore più grande di questo…”e solo l’amore è credibile in un mondo che ancora non crede.